Sono quelle che ti mandano in crisi, quelle che mettono in discussione le tue certezze. Attenzione: non significa che tu debba cambiare idea.
È una verifica.
Riflettere sulla domanda ci aiuta ad analizzare dall’esterno la nostra posizione.
Nota bene: ho detto riflettere sulla domanda, non sulla risposta da dare.
Significa metterci in una posizione di puro ascolto; la risposta, forse, verrà poi.
In questa fase dobbiamo accogliere la domanda e chi la pone senza barriere né timori.
Perché nella domanda non c’è necessariamente un intento polemico. Di norma, lo scopo della domanda non è mettere in discussione le nostre idee né noi come persone.
La domanda è una richiesta di chiarimento e approfondimento; e concentrandoci su di essa, torniamo alle basi su cui si è fondata la nostra convinzione.
E potremmo scoprire che sono solide e in grado di sostenere ciò che ci stiamo costruendo sopra.
O che dobbiamo rafforzarle. O che non sono poi così consistenti e conviene sostituirle con altre.
A questo punto, avere la risposta “giusta” non è poi così importante.
A questo punto, ciò che diventa veramente importante è l’analisi che ha generato. Anche se il risultato sarà che una risposta proprio non la abbiamo.
Come la mettiamo con chi ha posto la domanda?
Capita che chi ci pone questo tipo di domande non sia tanto interessat@ alla risposta, quanto alla riflessione che ha stimolato in noi e che decidiamo di condividere.
È il ruolo del(la) mentore.
Ovvero una persona verso la quale nutriamo rispetto e ammirazione, che sappiamo non essere mossa da altro che sincera volontà di conoscerci e aiutarci nella crescita e nel successo.
Ci sono domande che valgono più di dieci conferme.
Cercate quelle.