“Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo": è questa la sostanza dell’Obiettivo 12.
L'obiettivo della rubrica #SDGspertutti è tracciare un sentiero che avvicini gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU alla vita quotidiana di ciascuno di noi e, se di questi tempi parliamo dell'Obiettivo 12 - "Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo" -, subito ci saltano agli occhi alcuni dei suoi target e in particolare:
- entro il 2030, raggiungere la gestione sostenibile e l'uso efficiente delle risorse naturali
- entro il 2030, dimezzare lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari nella vendita al dettaglio e dei consumatori […]
- entro il 2030, ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclaggio e il riutilizzo
oltre che
- sviluppare e applicare strumenti […] per il turismo sostenibile, che crei posti di lavoro e promuova la cultura e i prodotti locali.
Ecco, non vi sembrano spunti interessanti, ad esempio vicini a periodi di vacanze e di festeggiamenti come siamo?
Perché spesso quando siamo in vacanza, insieme a noi mandiamo a riposo anche molte delle buone pratiche nelle quali, magari, abbiamo cercato di impegnarci tutto l’anno. Sono momenti in cui a proposito del cibo ordinato per gola e poi lasciato nel piatto, dell’acqua lasciata correre per pigrizia, delle luci non spente nella camera d’albergo, dei souvenir comprati per rimanere in fondo a un cassetto, ascoltiamo più facilmente la vocina che ci dice "Ma che fa, sono in vacanza!"
Lo stesso potremmo dire nei periodi di grandi sconti e occasioni, a proposito di abiti e accessori in più, televisori o smartphone ancora più nuovi e qualunque tipo di acquisto la cui motivazione sia "Per quello che costa!".
Tutto questo non ha nulla a che fare con il premiarsi quando sentiamo di meritarcelo, il donare a chi amiamo o il migliorare le nostre condizioni, in qualunque modo questo avvenga. Vivere nel nostro mondo significa anche usare le risorse che abbiamo a disposizione, e ben vengano.
La sfida risiede nel come farlo: come scegliere, come comprendere cosa ci serve davvero, come imparare a usare al meglio quel che abbiamo - immateriale e sì, anche materiale - e a donargli nuove vite, per noi o per altri.
Il nostro è un invito gentile a cogliere anche momenti come questi per essere più presenti a noi stessi, più consapevoli dei nostri consumi, più attenti alle realtà diverse – talvolta esotiche – alle quali forse ci avviciniamo senza reale interesse per i luoghi e per chi, magari faticosamente, li abita, o senza reale interesse per gli oggetti e per chi, magari faticosamente, li fabbrica, perché concentrarci sul nostro piacere, così lungamente desiderato e giustamente conquistato è semplicemente più facile.
Non si tratta di rinunciare, quindi, ma di scegliere.
A questo proposito, può essere interessante un mio breve articolo pubblicato qualche tempo fa su un numero di Yoga journal, che parla di presenza nei momenti di acquisto:
“Consumatori consumati”.
"Anni fa, Piero Citati scriveva di uno studio degli anni ’50 per il quale in alcuni supermarket venne nascosta una macchina da presa che registrava i movimenti delle palpebre delle massaie mentre si aggiravano tra i reparti. Dal ritmo dei battiti si poteva desumere la tensione interna di ognuna di loro. Questi scendevano rapidissimamente, fino a raggiungere «una media subumana, come quella dei pesci; tutte le signore precipitavano in una forma di trance ipnoide».
E concludeva «In questi quasi sessant'anni gli americani e gli europei hanno vissuto in una condizione di trance ipnoide, come le massaie del 1952». La logica dominante è stata quella del “più è sempre meglio”.
Ma ora, scrive il CENSIS nel rapporto 2011, i dati mostrano in modo evidente «il lento declinare del meccanismo del consumo, la stanchezza per il godimento incessante ed estemporaneo che esso rappresenta [...], si è passati dallo slogan voglio tutto al ben più prosaico, io ho tutto».
Allora forse i tempi sono maturi per ritrovare un giusto rapporto con le cose, che abbiamo comprato, ingoiato, sciupato, gettato via con leggerezza per tanti anni e che ci ricoprono, ci nascondono. Il loro inutile accumularsi ci priva del piacere sottile e insostituibile del desiderare e abbiamo smarrito la percezione di come è fatta una cosa - il suo peso, lo spessore, i colori, le sue ombre - e il valore simbolico che può avere nella nostra vita.
Visto che tutte le cose sono infinitamente sostituibili, nessuna cattura più la nostra attenzione.
Ecco allora l’invito a una piccola ed efficace pratica filosofica quotidiana, intensificabile nelle settimane pre-natalizie.
Quando i battiti delle nostre ciglia scendono a quattordici al minuto e siamo presi dall’impulso irrefrenabile di acquistare l’oggetto che abbiamo davanti, fermiamoci, guardiamolo con vera attenzione, diamoci il tempo di apprezzarne le qualità e sottoponiamolo a un test infallibile.
Chiediamoci nell’ordine: «E’ bello? E’ utile? E’ durevole?» E acquistiamo solo ciò che ci fa rispondere contemporaneamente SI a tutte e tre le domande".
Oggi aggiungerei qualche domanda in più «Dove è stato realizzato? Di cosa è fatto, è sostenibile? Quanto è stato remunerato il lavoro di chi lo ha fatto?» E altre domande di questo tenore.
Anche questo è lo scopo della riflessione collettiva su questi temi e, se teniamo a mente gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, sapremo farci le giuste domande e darci onestamente le risposte.