“Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile”, così recita l'Obiettivo 17.
Nel nostro cammino che mira ad avvicinare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU alla vita quotidiana di ciascuno, ci piace partire dall’ultimo, quello relativo alla partnership, che per noi costituisce una condizione necessaria, sebbene non sufficiente, per il raggiungimento di tutti gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Nell'Agenda, l’Obiettivo 17 viene declinato come gli altri in specifici target. In questo caso i target definiti ricadono negli ambiti della finanza, della tecnologia, della costruzione di competenze e capacità, del commercio e delle questioni sistemiche.
Ma cominciamo a esplorare l’Obiettivo 17: per farlo ci piace partire proprio dal concetto di 'partnership', parola che non siamo abituati a tradurre e che usiamo nel nostro linguaggio corrente - mantenendo l’inglese - soprattutto nell'ambito del business e dell’organizzazione in senso lato.
Le traduzioni italiane più vicine al senso originario sono ‘impresa collettiva’ e cooperazione, collaborazione, alleanza. La parola ‘alleanza’ ci sembra quella più interessante. E’ una parola antica, viene dal francese allier, che è il latino allĭgare ‘legare a’.
Ecco, appunto, noi tutti siamo ‘legati a’. A chi? Gli uni agli altri e tutti alla Terra in maniera indissolubile. Che ci piaccia o no. E non possiamo vivere senza questi legami.
Possiamo esserne, si, inconsapevoli e pensare e vivere come se fossimo soli e bastassimo a noi stessi (che pericolosa illusione!). O possiamo essere consapevoli della realtà, delle nostra interdipendenza da tutto e tutti. La realtà, infatti, è sistemica e pertanto nessuno è ‘fuori dal sistema’. Se avere legami è una ‘necessità’, possiamo però scegliere – abbiamo la libertà - di considerare i legami, i vincoli che necessariamente abbiamo, come una opportunità.
Quale opportunità? Quella di cominciare a sentirci e ad essere attori delle relazioni, visibili e invisibili, in cui siamo immersi e adoperarci per renderle migliori.
Come scrive Satish Kumar, co-fondatore dello Schumacher College, uno dei Maestri ai quali la filosofia e la pratica di Bottega filosofica si ispira, «Tu sei, quindi io sono. Una visione del mondo, che è ora emergente, incapsulata nel detto sanscrito So Hum, molto noto in India e meno in Occidente. Questo è ormai il mio mantra, il mantra delle relazioni non-dualistiche e non-frammentarie».
Adottare una tale visione pone in un’altra luce l’intera vita, quella piccola e quotidiana così come quella delle grandi scelte.
Per sopravvivere e vivere una vita buona abbiamo bisogno di umiltà. Di ritrovare la consapevolezza che tutti veniamo dalla Terra e tutti alla Terra ritorneremo. Siamo parte della natura, né al di sopra di essa né separati. E siamo dipendenti: «Dipendiamo dall’amore dell’amato, dalla bellezza del bello e dalla bontà del buono.», come scrive ancora Satish «Abbracciando la vulnerabilità e l’umiltà, dichiariamo la nostra totale dipendenza dalla Terra e gli uni dagli altri: Tu sei, quindi io sono».
Cominciando a dare valore alle relazioni e fondandole nella consapevolezza dell’interdipendenza potremo cercare e costruire in tutte quell’alleanza consapevole, quella partnership che ci rende protagonisti della ri-connessione - tra tutti e a tutti i livelli – indispensabile per attuare l’Agenda 2030.
E’ un cambio di mentalità in grado di dare nuovo senso, nuova forma e nuovo nutrimento a tutti gli ambiti della nostra esistenza personale, professionale e sociale e di rendere, così, il perseguimento degli altri sedici obiettivi molto più semplice e motivante.