Pochi fenomeni sono noti come l'amore: tutti ne abbiamo fatto qualche esperienza, conosciamo l'appagamento che da esso deriva, le pene che comporta o il senso di vuoto che provoca la sua assenza. Ma siamo certi di sapere di cosa parliamo quando usiamo la parola 'amore'? La questione, in realtà, è più complessa di quanto non sembri a prima vista. L'immagine che immediatamente si presenta alla mente è quella di una coppia di innamorati, giovani e felici; ma, se riflettiamo un po', ci accorgiamo che noi usiamo la parola 'amore' anche in tanti altri casi, diversissimi tra loro: amo la birra, il mio gatto, i miei amici, la patria, la musica, i poveri, i nemici, Dio… E sono diversi non soltanto gli 'oggetti' del mio amore ma anche i modi in cui mi rapporto ad essi e le conseguenze che tali amori hanno su di me. Bevo la birra ma mi prendo cura del mio gatto, la componente genitale è coinvolta nel rapporto con la mia donna non in quello con i genitori o con i figli, la sensibilità mi aiuta a far del bene agli amici non ai nemici, godo nella contemplazione di un'opera d'arte ma mi sacrifico per i poveri… Atteggiamenti così diversi hanno qualcosa in comune? Quesiti a cui cercheremo di rispondere interrogando alcuni dei testi più stimolanti sull'argomento.
Docente: Elio Rindone
Testo consigliato: A. Cavadi, Chiedete e non vi sarà dato. Per una filosofia (pratica) dell'amore, editrice Petite Plaisance, Pistoia 2009.
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